sabato 8 novembre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Inconsapevolmente, ogni individuo segna indelebilmente il mondo in cui ha vissuto, lasciando al suo passaggio considerevoli tracce di sé. PoliArtStudio di Gianni Atzeni
Il Responsabile del Centro Gianni Atzeni
Ognuno vuole durare il più possibile e lasciare un segno.
Dopo “PROVE D’ARTISTA”, progetto che prometteva agli artisti di diventare incisori in sole otto ore, purché ognuno fosse disposto a “confinarsi” tra le mura di un laboratorio stamperia d’arte per acquisire velocemente e sperimentare le tecniche incisorie, arriva “Lasciare un segno”.
Invitare artisti affermati (e non) a vestire l’abito dell’incisore è soprattutto una sfida del Poliartstudio e del suo promotore, Gianni Atzeni, persuaso sempre più che “l’incisione cerchi nuovi adepti”. Lo stravagante appello, accolto di buon grado tra il 2001 e il 2002 da un folto numero di partecipanti, viene oggi rinnovato con una proposta altrettanto curiosa.
Ecco pronte tante piccole matrici di zinco (cm. 3x3). Ognuno con una “punta secca” – che da il nome alla più immediata fra le tecniche contemplate nel catalogo dei procedimenti incisori - è stato chiamato a scalfire la lastrina in maniera diretta, fresca, spontanea e rapida con pochi segni. Perché di segni si tratta, espressione del singolo individuo che tenta di raccontare se stesso lasciando agli altri un pezzetto di quello che siamo.
In fondo cos’è l’arte se non una modalità di esprimere se stessi e i propri vissuti, con la convinzione che saranno tramandati ai nostri posteri come frammenti del nostro essere esistiti? L’arte che nasce dalla paura dell’oblio e del nulla che si traduce nel rappresentare, per rendere presente l’assente, attraverso l’immagine che evocherà, auspichiamo, ciò che vorremmo comunicare di noi stessi agli altri. L’artista lascia inevitabilmente dietro al suo passaggio tracce che garantiscano che non sarà mai dimenticato.
Nessun commento:
Posta un commento